6 – La Marsica e il “Partito dell’energia”

Angelo Venti
Angelo Venti
12 Minuti di lettura

A giudicare dalle reazioni di molti nostri lettori, la pubblicazione di «La Marsica baciata dal sole», l’inchiesta a puntate di Site.it sui grandi campi fotovoltaici a terra presenti nei nostri comuni, sta creando molto sconcerto. E ad aumentarlo è l’assenza di una qualsiasi reazione da parte delle istituzioni, delle forze sociali e di quelle politiche. Proviamo perciò a fare il punto della situazione, a mettere nero su bianco le prime considerazioni, in modo da inquadrare meglio il lavoro fatto e soprattutto quello che resta da fare.

IL PARTITO DELL’ENERGIA Nel settore della produzione di energia da fonti alternative ruotano interessi enormi, capaci di condizionare pesantemente non solo l’economia della zona ma anche la stessa vita amministrativa dei nostri enti locali. Tutti elementi, questi, che fanno sospettare dell’esistenza anche nella Marsica di una sorta di sistema di potere parallelo e alternativo ai partiti tradizionali: un nuovo partito trasversale, spregiudicato, senza iscritti e senza elettori, dal forte potere condizionante sulla vita politica ed economica del territorio, fuori da ogni controllo democratico. Un Partito che non si finanzia con le tessere degli iscritti ma con i prelievi della componente A3 della bolletta elettrica, a cui ogni famiglia italiana contribuisce con quasi 90 euro l’anno. Una ipotesi suggestiva che ovviamente va approfondita e verificata in tutti i suoi aspetti e varianti ma che – con i riscontri che stanno emergendo con l’inchiesta a puntate di SITe.it – esce comunque rafforzata.

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A giudicare dalle reazioni di molti nostri lettori, la pubblicazione di «La Marsica baciata dal sole», l’inchiesta a puntate di Site.it sui grandi campi fotovoltaici a terra presenti nei nostri comuni, sta creando molto sconcerto. E ad aumentarlo è l’assenza di una qualsiasi reazione da parte delle istituzioni, delle forze sociali e di quelle politiche. Proviamo perciò a fare il punto della situazione, a mettere nero su bianco le prime considerazioni, in modo da inquadrare meglio il lavoro fatto e soprattutto quello che resta da fare.LA NUOVA INCHIESTA – Come testata – lo ripetiamo – siamo favorevoli alle energie alternative e anche alla loro corretta incentivazione con fondi pubblici. Ma i precedenti, come si è visto, non inducono certo a stare tranquilli. Vogliamo perciò fare chiarezza sulla destinazione finale dei 48 milioni di euro – tanto è il totale delle entrate prodotte annualmente da tutti gli impianti presenti nella Marsica – su cui oggi si sa molto poco. Stiamo tentando di accertare come sono distribuiti gli incentivi, a chi finiscono e con quali modalità. Perché questi milioni sono soldi nostri, che vengono prelevati dalle nostre bollette.Eppure quello che viene in superficie con la storia di Celano è probabilmente solo la punta dell’iceberg. E la preoccupazione aumenta quando si passa all’analisi dei dati generali della Marsica.L’APPELLO DI SITe.it – L’inchiesta che stiamo conducendo è scivolosa e molto complessa, richiede pertanto un impegno notevole ed è necessario l’aiuto di tutti. I nostri lettori possono collaborare in tante maniere: segnalando nuovi elementi o eventuali imprecisioni che saremo ben lieti di correggere, oppure aiutandoci nella diffusione e condivisione dei contenuti. I colleghi della stampa possono – gratuitamente – rilanciare  l’inchiesta o approfondire i dati e le notizie che con essa pubblichiamo: unico vincolo la citazione della fonte e il link all’articolo originario. Agli amministratori pubblici chiediamo qualcosa di più. Incontriamo molte difficoltà nel reperimento della documentazione depositata nei vari Comuni (iter autorizzativi, convenzioni ecc.). Ad essi pertanto rivolgiamo – anche solo per una questione di trasparenza – un appello a rendere disponibile tale documentazione, magari veicolando in “evidenza” la sua pubblicazione sui siti istituzionali dei rispettivi enti locali, dove per legge dovrebbe già essere. I singoli consiglieri comunali, invece, possono aiutarci richiedendo direttamente ai rispettivi comuni tali documenti e rendendoli disponibili. Infine un ultimo punto: il costo di questa inchiesta, come potete immaginare, non è indifferente e quindi chiediamo – ai lettori che vogliono e che possono – di sostenerla economicamente anche solo con contribuzioni minime. Per gli imprenditori è possibile farlo anche attraverso l’acquisto di spazi promozionali sul nostro sito. Questi i nostri contatti: redazione@site.it – 336.400692

E anche i precedenti non mancano – I primi segnali che nella Marsica qualcosa non andava nel settore della produzione di energia da fonti alternative o assimilate li abbiamo analizzati dieci anni fa nel settore eolico con Un affare che fa girare le pale, mentre con SITe.it/briganti (vedere i numeri 1-2-3-4-5 e 7) la ricerca su queste criticità si è allargata alle quasi 30 società del gruppo Vcc nate a Celano e poi agli impianti a biomasse e ai termovalorizzatori.

Il primo all’allarme nel settore del fotovoltaico lo abbiamo invece fotografato con “L’Affare all’ombra del sole” e il successivo “Cortocircuito a Luco, salvati tre milioni di euro”. Un caso che non esitammo a definire quantomeno “opaco”: un Comune che si presta a fare da Testa di legno e che, per un “piatto di lenticchie“, consente a dei privati di realizzare un impianto da 500 Kw e di accedere a incentivi cui non avevano diritto. Una brutta pagina fatta di balletti di certificati, false dichiarazioni, sparizione di documenti, e con il coinvolgimento di amministratori, ditte, tecnici e funzionari pubblici, culminata nel 2015 con il ritiro del consenso del Gse agli incentivi già accordati e lo smantellamento dell’impianto, che nel frattempo era entrato in funzione. Su questo episodio – che non è detto che sia l’unico – risulta anche un’inchiesta della Procura di Avezzano, di cui abbiamo però perso le tracce. Un caso eclatante, questo di Luco, che ci ha spinto ad allargare la ricerca anche agli altri comuni. Lo stesso anno il Gse avvia sul territorio nazionale una serie di controlli a campione e riesce a “recuperare” altri 357 milioni di euro. Casi esemplari che dimostrano come il controllo pubblico e quello sociale possono – e devono – unire le forze per contrastare l’assalto alla diligenza degli incentivi pubblici e favorire la riduzione dei prelievi sulle bollette dei cittadini.

LA NUOVA INCHIESTA – Come testata – lo ripetiamo – siamo favorevoli alle energie alternative e anche alla loro corretta incentivazione con fondi pubblici. Ma i precedenti, come si è visto, non inducono certo a stare tranquilli. Vogliamo perciò fare chiarezza sulla destinazione finale dei 48 milioni di euro – tanto è il totale delle entrate prodotte annualmente da tutti gli impianti presenti nella Marsica – su cui oggi si sa molto poco. Stiamo tentando di accertare come sono distribuiti gli incentivi, a chi finiscono e con quali modalità. Perché questi milioni sono soldi nostri, che vengono prelevati dalle nostre bollette.

Il Parco fotovoltaico di cui ci siamo occupati per primo è quello di Celano, il più grande di tutti. I numeri sono da record: 40 ettari di superficie, 20 Mw di potenza istallata, 286 milioni di euro le entrate stimate in vent’anni, il Comune come Soggetto responsabile verso il Gse, l’organismo che eroga gli incentivi. Abbiamo reso pubblici i retroscena poco edificanti di un emendamento presentato da nove senatori abruzzesi che lo hanno spacciato per “misure in favore dei territori colpiti dal sisma del 6 aprile 2009″ e che invece è servito a produrre – in un comune che terremotato non è – una ingiustificata lievitazione degli incentivi pari ad almeno 181 milioni di euro aggiuntivi: un vero e proprio atto di sciacallaggio istituzionale che ha trasformato in legale quello che nel resto d’Italia è illegale. Di questo impianto abbiamo poi ricostruito il tortuoso iter autorizzativo e il percorso di questa montagna di soldi, che in gran parte finiscono per essere gestiti da una società anonima con sede in Lussemburgo. Una vicenda delicata che presenta ancora molte zone d’ombra.

Ed è indicativo che – ad oggi – su questo caso si registra un silenzio assordante da parte delle istituzioni e di tutte le forze politiche, movimenti compresi. Non è che ci si faceva molte illusioni, ma è indicativo che non c’è stata reazione nemmeno nell’aquilano, da dove ci si aspettava almeno una nota di vibrata protesta per l’uso strumentale della memoria dei morti del sisma. Per la verità, sabato scorso abbiamo ricevuto in redazione un comunicato del Pd celanese, che in quel paese è forza di opposizione e che in passato aveva pur chiesto di far luce sull’iter dell’impianto. Nel comunicato si esprime, invece, soddisfazione per “La concreta disponibilità da parte della Regione Abruzzo ed i vertici di Trenitalia a ripristinare le fermate di Celano di tutti i treni veloci”. Tutto qui.

Eppure quello che viene in superficie con la storia di Celano è probabilmente solo la punta dell’iceberg. E la preoccupazione aumenta quando si passa all’analisi dei dati generali della Marsica.

Ammontano a 48 milioni di euro le entrate totali prodotte dai 1.378 impianti che risultano istallati nei 37 comuni marsicani. Ma l’85% di questa torta è assorbita da soli 55 impianti con classe di potenza superiore ai 500Kw. E’ una fetta di oltre 40 milioni di euro l’anno, quella destinata agli impianti a terra di grossa taglia, cioè a quelli che producono i profitti più alti e dove è più probabile che si annidi la speculazione e il malaffare. In questa categoria d’impianti molte sono le situazioni che possiamo definire opache: è frequente che le società a cui risultano intestati sono oggetto di variazioni societarie, spesso finiscono sotto il controllo di società anonime straniere oppure in pegno alle banche.

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Ma vi è di più. Per ben 19 di questi grandi parchi fotovoltaici – per una potenza complessiva di oltre 38 Mw e con entrate stimate in complessivi 25 milioni di euro l’anno – al Gse risulta che i Soggetti responsabili sono 7 Comuni: Celano, Cerchio, Collarmele, Collelongo, Villavallelonga, Balsorano e Lecce nei Marsi. In tutti questi impianti si fa ricorso, per la realizzazione e gestione, a delle Società di progetto e diverse di queste hanno una storia molto simile a quella dell’impianto di Celano, compreso la comparsa sulla scena di società anonime estere. Troppe le analogie, che fanno pensare all’applicazione di un modello standard e, forse, all’esistenza di una regia unica. Ipotesi questa rafforzata da un altro particolare non di poco conto: abbiamo il fondato sospetto che diversi di questi impianti comunali hanno beneficiato della moltiplicazione degli incentivi grazie al citato emendamento vergogna applicato per il Parco fotovoltaico di Celano.

Questo punto sarà approfondito nel prossimo articolo:

7 – Terremoto dell’Aquila. Piccone: «Opportunità per la Marsica»

 

Gli articoli dell’inchiesta:

1 – Parte l’inchiesta «La Marsica baciata dal sole»

2 – Fotovoltaico nella Marsica: i dati di partenza

3- Fotovoltaico a Celano: il colpaccio di Piccone

4 – Trovato l’inganno, fatta la legge: Terremoto a L’Aquila e incentivi a Celano

4b – SCHEDE: i nove Senatori firmatari del maxi emendamento 2.10000

4c – 4c – Comma 3-Novies: commento al testo

5 – Celano green energy: spunta l’anonima …e le banche

Sullo stesso argomento:

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L’APPELLO DI SITe.it – L’inchiesta che stiamo conducendo è scivolosa e molto complessa, richiede pertanto un impegno notevole ed è necessario l’aiuto di tutti. I nostri lettori possono collaborare in tante maniere: segnalando nuovi elementi o eventuali imprecisioni che saremo ben lieti di correggere, oppure aiutandoci nella diffusione e condivisione dei contenuti. I colleghi della stampa possono – gratuitamente – rilanciare  l’inchiesta o approfondire i dati e le notizie che con essa pubblichiamo: unico vincolo la citazione della fonte e il link all’articolo originario. Agli amministratori pubblici chiediamo qualcosa di più. Incontriamo molte difficoltà nel reperimento della documentazione depositata nei vari Comuni (iter autorizzativi, convenzioni ecc.). Ad essi pertanto rivolgiamo – anche solo per una questione di trasparenza – un appello a rendere disponibile tale documentazione, magari veicolando in “evidenza” la sua pubblicazione sui siti istituzionali dei rispettivi enti locali, dove per legge dovrebbe già essere. I singoli consiglieri comunali, invece, possono aiutarci richiedendo direttamente ai rispettivi comuni tali documenti e rendendoli disponibili. Infine un ultimo punto: il costo di questa inchiesta, come potete immaginare, non è indifferente e quindi chiediamo – ai lettori che vogliono e che possono – di sostenerla economicamente anche solo con contribuzioni minime. Per gli imprenditori è possibile farlo anche attraverso l’acquisto di spazi promozionali sul nostro sito. Questi i nostri contatti: redazione@site.it336.400692

 

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