Nuove naumachie per gente senza brevetto di salvataggio – Amplero 2.0 / 1

Franco Massimo Botticchio
Franco Massimo Botticchio
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Progetto ERSA di Amplero1 (Geotecna Progetti S.p.A., 1981)

Solo degli sprovveduti potrebbero rimanere interdetti – scorrendo le disastrate esornative cronache locali – leggendo dell’insistenza (a bassa intensità) del cosiddetto centrodestra regionale, di Febbo e Iampieri in particolare, sul progetto del megainvaso da realizzarsi, in tenimento di Collelongo, adducendovi l’acqua del fiume Giovenco, per risolvere tutta una serie di criticità dell’altopiano del Fucino (irrigazione [come no], regimentazione del territorio [certo], ecc.): per essi, «[…] l’ipotesi Amplero è la più economica, la meno impattante, oltre a essere la più efficace e multifunzionale […]», in ciò perfettamente in accordo con diversi attori economici del Territorio (gli agricoltori) e con i dirimpettai (amici) del centrosinistra avezzanese (Di Pangrazio’s in prima fila, chissà perché).

Tutti insieme appassionatamente ad insistere, e da tempo, affinché si realizzi questo progetto, nella versione da essi propugnata – che è ben lungi dall’essere la più efficace, naturalmente – con la quale avremo uno dei primi esempi di intervento impossibile, con ad oggetto cioè dell’acqua che non esiste (e peraltro già destinata, teoricamente, ad altro utilizzo). Ma, come detto, di tale circo non c’è da sorprendersi giacché saranno invece reali – ed è lì che crediamo sia il busillis – tutte quelle dissennate opere di scavo e di movimento terra che tanto piacciono ad alcuni imprenditori (di quelli, per intenderci, con qualche interdittiva antimafia nell’armadio; e che sono tecnicamente falliti e fuori mercato). Scavi che non richiedono specializzazione alcuna (ma solo i mezzi, magari con qualche nolo a freddo) e, di norma, non debbono neppure essere troppo curati, essendo destinati ad allocarvi impianti destinati a non funzionare mai (o comunque, nella migliore delle ipotesi, a funzionare poco e male: che è come dire, da noi, la normalità). Basta essere amici degli amici.

Di questa idea gigantista e greve di Amplero 2.0, che segue quella di Amplero1 di trentacinque anni or sono, e altre consimili che risalgono, simili se non immutate (o peggiorate), sino ai Torlonia e alla cosiddetta èra fascista, abbiamo negli anni detto tutto quel che umanamente si poteva, sino a maturare una smisurata nostalgia per quei tempi nei quali le piene del Giovenco venivano almeno utilizzate per lenire la disoccupazione di Pescina, con quell’opera di rimozione e posizionamento di pietre nell’alveo, ammuina forse, al cui confronto gli attuali elaborati progettuali in discussione all’Autorità di Bacino Liri-Garigliano e in Regione hanno la dignità e l’aspetto di scarabocchi di un bambino, e una lampante prospettiva talmente cieca ed infelice da far meraviglia possa solo concepirsi di dar corso a simili cose.

Nessuno potrebbe concepire di farsi curare da un dentista con la strumentazione (buona per le teche, e che in queste magari ammiriamo) di ottant’anni or sono, o di sottoporre il proprio cuore a pratiche in uso solo una generazione fa; alcun normodotato sarebbe disposto a trattare la patologia di un menisco come negli anni Settanta del secolo scorso, ecc.: ma ben si può programmare il ridisegno di un Territorio, e l’allocazione di una risorsa preziosissima come l’acqua ragionando (diciamo così) come fossimo ancora negli anni Sessanta. Dell’Ottocento (senza offesa per gli anni Sessanta dell’Ottocento, ovvio, e per il ceto notabilare paesano dell’epoca, discretamente più alfabetizzato e quindi avveduto dell’attuale).

ilmartellodelfucino@gmail.com

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